Come lavoro

La consulenza psicologica è fondata sulla creazione di una relazione di fiducia, sulla creazione di uno spazio-tempo dedicato in cui la persona trovi ascolto attivo senza giudizio e comprensione empatia.

Ciò permette di esprimere liberamente i propri pensieri e i propri stati d’animo. 

Nella consulenza psicologica l’intento è di favorire la riflessione, la consapevolezza e la comprensione di se’ e del disagio vissuto. 
La persona trova nello psicologo un aiuto nell’ analizzare le situazioni e i vissuti problematici, guardandoli da altri punti di vista e nell’ identificare pensieri e atteggiamenti disfunzionali per modificarli e trovare strategie più efficaci. Viene sviluppata così una maggiore capacità di gestire i problemi (problem solving).

Si lavora insieme per identificare le risorse che la persona già possiede e potenziarle, rafforzando così la fiducia in se stessi, nelle proprie potenzialità, l’autostima, e la capacità di trovare soluzioni e strategie più efficaci per gestire e superare il disagio.
In tal modo la persona potrà arrivare a vivere al meglio la propria vita è ritrovare il benessere.

Lo psicologo aiuta la persona a gestire e risolvere i problemi utilizzando le proprie risorse, si tratta di “aiutare ad aiutarsi”.

Rogers (1951) definisce la relazione di aiuto “una relazione in cui almeno uno dei protagonisti ha lo scopo di promuovere nell’altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato ed integrato.”

In concreto la consulenza psicologica si svolge in un ciclo di pochi colloqui, di solito 3/4, finalizzati alla conoscenza reciproca e alla comprensione delle problematiche della persona.

Dopo questa prima fase valutativa si decide insieme se e come continuare il lavoro, ovvero se iniziare un percorso di sostegno psicologico e su quali obiettivi concentrarsi.

La consulenza può essere diretta ad adulti, adolescenti, bambini. In questi due casi i genitori vengono coinvolti attivamente. Spesso il primo colloquio si svolge solo con la coppia di genitori e solo successivamente gli incontri si svolgono con il bambino o l’adolescente.