Disturbi del comportamento alimentare

Disturbi del comportamento alimentare, disturbi alimentari

I disturbi del comportamento alimentare vengono distinti in 4 tipologie, anche se vi sono molte forme miste o che non rientrano chiaramente in nessuna di queste categorie:

  • Anoressia
  • Bulimia
  • Obesita
  • Disturbo da alimentazione incontrollata

Nei paesi Occidentali colpiscono soprattutto donne in una fascia di età compresa tra i 12 e i 25 anni. La loro frequenza è particolarmente elevata: circa 10 ragazze su 100 soffrono di qualche tipo di disturbo del comportamento alimentare. Negli ultimi anni si riscontra però un aumento dei disturbi del comportamento alimentare in maschi adulti e soprattutto nei bambini. I fattori socio-culturali giocano un ruolo importante nella diffusione di questi disturbi, dato che i mass media e la moda propongono quotidianamente modelli di magrezza come sinonimo di bellezza. Ciascuno è soggetto ogni giorno a un bombardamento di messaggi contraddittori: la necessità di avere un corpo magro e perfetto e al contempo una disponibilità illimitata di cibi altamente calorici e poco salutari. Al di la di questi fattori socio culturali, la causa di questi disturbi è di natura psicologica: dietro al desiderio di magrezza o all’ingestione smodata di cibo vi è una profonda sofferenza, un disagio che la persona non riesce a tollerare o gestire diversamente. Il cibo quindi viene utilizzato come anestetico per sentire meno il dolore e per non pensare ai propri problemi, come una paradossale auto-terapia. Di fronte a una situazione profondamente dolorosa la persona cerca rifugio e protezione nel disturbo del comportamento alimentare. In questo modo, però, il problema che è alla base rimane e non venendo riconosciuto non può essere risolto.

Inoltre nei disturbi alimentari il corpo viene svuotato o riempito per poter avere un’illusione di controllo sul mondo interno ed esterno che la persona sente di non avere più.

I disturbi del comportamento alimentare sono un modo disperato per comunicare un disagio e una sofferenza che non riescono ad essere tradotti in parole. Hanno una importante intenzione comunicativa, sono messaggi forti, richieste mute di aiuto, attenzione e amore. Se non trattati in tempo e con metodi adeguati, i disordini alimentari possono portare a gravi danni alla salute e perfino alla morte. Infatti presentano il più alto tasso di mortalità tra i disturbi della personalità, che si aggira intorno al 6%. Attraverso una psicoterapia è possibile dare voce e tradurre in parole la chiesta di aiuto e di attenzione della persona, comprendere le cause della sofferenza che è alla base del disturbo, in modo tale che il soggetto non abbia più bisogno di questi sintomi per difendersi dai problemi ma li affronti e possa risolverli.

Anoressia

Anoressia

L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che negli ultimi 25 anni si è notevolmente diffuso nei paesi occidentali: in Italia si calcola che ogni anno almeno 6.000 persone si ammalino di questa patologia. In prevalenza riguarda donne tra i 12 e i 25 anni, spesso di intelligenza superiore alla norma , ma in maniera sempre maggiore anche in uomini e bambini.
In realtà l’anoressia ha avuto origine già nel Medioevo, quando molte donne si privavano del cibo per distaccarsi dai bisogni terreni, per poter così raggiungere la perfezione interiore.

Il termine anoressia deriva dal greco e significa letteralmente mancanza di appetito.  
Questo termine è assolutamente inadeguato, poiché queste persone non smettono mai di avere fame, anzi il cibo diventa il loro unico e costante pensiero, ma hanno una tale paura di ingrassare da imparare a sopportare o ingannare lo stimolo della fame.

L’anoressia è un disturbo alimentare che ha come caratteristica fondamentale un’estrema paura di aumentare di peso e la tendenza a ridurre il più possibile l’assunzione del cibo, fino al digiuno.

La persona anoressica ha un’immagine distorta del proprio corpo, che sembra sempre troppo grasso, nonostante sia molto magro e vive nel terrore di perdere il controllo sul proprio peso, sul cibo e sul corpo.
L’autostima della persona, inoltre, diventa inscindibilmente legata alla capacità di perdere peso e di rifiutare il cibo.

L’anoressia è una malattia determinata da una condizione di profondo disagio psicologico.
Può essere considerata come una difesa che il soggetto mette in atto nei confronti di vissuti dolorosi di vari tipi (difficoltà nelle relazioni sentimentali o relazioni familiare problematiche, delusioni in campo affettivo, lavorativo, scolastico, sociale) che sembrano non essere tollerabili o affrontabili diversamente.  
Di fronte a un senso di impotenza, di non avere controllo sulla propria vita, sul mondo interno ed esterno, la persona anoressica controlla assiduamente il corpo e il peso, riacquistando un’illusione di controllo. Si illude che cambiando il proprio corpo sia possibile cambiare anche la propria vita.

L’anoressia ha, come altri disturbi alimentari, una funzione difensiva, può sembrare la soluzione per evitare di affrontare il proprio dolore e le difficoltà della propria vita, è un modo per smettere di pensare.
L’anoressica svuota il suo corpo dal cibo ma riempie la mente col pensiero del cibo e del peso, in modo che non resti spazio per pensieri dolorosi.
Il non mangiare, riuscire a vivere senza cibo porta ad avere la sensazione forza, di autosufficienza, di non avere bisogno di niente e di nessuno. Inoltre il rifiuto del cibo e di un corpo normopeso può rappresentare il rifiuto di crescere, di essere donna. Infatti l’ideale dell’anoressica è un corpo talmente magro che non ha più segni di femminilità.  
Nell’anoressia la sofferenza diventa estremamente visibile: tutti la possono leggere scritta a chiare lettere nell’immagine del corpo magro e debilitato. Rappresenta quindi una disperata richiesta di aiuto, che non può essere espressa a parole e un tentativo estremo di attirare su di sé quell’attenzione che la persona sente di non poter ricevere altrimenti.

Spesso anoressia e bulimia si alternano ciclicamente: la persona anoressica, che non riesce più a controllare la fame, cade nell’abbuffata e poi si punisce con il vomito autoindotto.

I danni alla salute legati all’anoressia possono essere molto gravi: disidratazione, ulcere, irregolarità nel ciclo mestruale, osteoporosi, perdita dei capelli, danni ai denti, insufficienza renale, problemi cardiaci e al fegato. Se non viene riconosciuta e curata in tempo può, nei casi più gravi, condurre alla morte.

L’anoressia è la punta dell’iceberg, il sintomo di una sofferenza che ha cause psicologiche. Per questa ragione non può essere aggredito: è necessario invece cercare le cause senza tuttavia perdere di vista la gravità dei risvolti che possono mettere a rischio la vita. Il sintomo non viene soppresso ma si diluisce fino a scomparire solo quando la persona non sente più la necessità di adottare i comportamenti che ha dovuto cercare e usare come soluzione, quando riesce a esprimere e vivere i suoi sentimenti, quando a dispetto delle difficoltà trova dentro di sé gli strumenti per far fronte alla vita e alla sofferenza che ne è parte”

(Fabiola De Clercq -1995-, Donne invisibili)

Bulimia

Bulimia

La bulimia è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da episodi di abbuffate, cioè l’ingestione molto rapida di grandi quantità di cibo, con la sensazione soggettiva di perdita del controllo. Ciò è seguito di solito da atteggiamenti compensatori come il vomito autoindotto, l’uso di diuretici e lassativi, il digiuno o un’ attività fisica eccessiva.

Questi comportamenti sono finalizzati a eliminare o ridurre gli effetti dell’abbuffata, come l’aumento di peso e il senso di colpa e per recuperare un senso di autocontrollo. Le abbuffate e le compensazioni vengono utilizzate dalla persona per gestire le emozioni troppo dolorose, come una sorta di auto-terapia, ma hanno solo l’effetto di placarle momentaneamente, di distrarre dalle reali problematiche. Si innesca così un circolo vizioso senza fine, per cui ogni qual volta i vissuti dolorosi riemergono pesantemente il soggetto è portato a ripetere i comportamenti di abbuffata e compensazione, senza mai risolvere le problematiche che li generano.

Anoressia e bulimia sono due facce di una stessa medaglia: la persona bulimica ha spesso lo stesso ideale di quella anoressia, ovvero un corpo magrissimo e un controllo assoluto sul corpo e sul cibo. Talvolta una persona cade dall’anoressia alla bulimia, nel momento in cui perde il suo ferreo autocontrollo. Nella bulimia si instaura una dipendenza dal cibo come quella dalla droga, il soggetto ha dentro un vuoto incolmabile, che cerca di riempire assumendo eccessive quantità di cibo.

La bulimia è un disturbo alimentare più difficile da riconoscere rispetto all’anoressia, poiché i comportamenti bulimici vengono spesso messi in atto di nascosto e la persona tende a mantenere un peso relativamente normale. I comportamenti di compensazione sono particolarmente distruttivi e hanno conseguenze devastanti per la salute: ne possono derivare problemi gastrici, danni all’esofago, disidratazione, erosione dello smalto dentale e disfunzioni cardiache.

Obesità

Obesità

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo.Il problema dell’ obesità riguarda oggi non solo gli adulti, ma anche in percentuali sempre crescenti anche i bambini. In particolare nei bambini l’allarme obesità è molto elevato: questi tendono ad essere sempre più sedentari, annoiati e soli, nutriti con cibi pronti e troppo ricchi di calorie.

Soprattutto il bambino obeso spesso viene isolato e sottoposto a una vera e propria stigmatizzazione sociale, che rende difficile la socialità il rapporto con i propri coetanei

Fino a qualche anno fa si credeva che le persone obese ingrassassero per il semplice fatto di mangiare di più del normale, ma oggi sappiamo che il problema è molto più complesso.

L’obesità è una malattia, una situazione patologia multifattoriale, cioè causata da un insieme di fattori: genetici, metabolici, sociali e psicologici.

Come negli altri disturbi del comportamento alimentare i fattori psicologici svolgono un ruolo centrale : la persona cerca di placare la sua sofferenza con il cibo, come se questo potesse riempire un vuoto interno altrimenti non tollerabile. Mangiare può compensare difficoltà affettive o sfogare ansia, un’aggressività o altre emozioni che non riescono ad essere tollerate. Il cibo e il grasso corporeo diventano una difesa, una cuscinetto che attenua ciò che di doloroso può arrivare dal mondo interno o esterno. Inoltre nell’obeso vi è una difficoltà a mantenere il controllo e a gestire bisogni e desideri.

L’obesità è una forma di dipendenza dal cibo, che diventa una droga di cui il soggetto non riesce a fare a meno.

Spesso le persone obese hanno una lunga storia di diete, fai da te o prescritte da dietologi che non hanno funzionato o i cui effetti hanno avuto una durata limitata, con un recupero del peso perso. Soprattutto in questi casi è necessari prendere in maggiore considerazione gli aspetti psicologici che hanno impedito un reale cambiamento.

L’obesità è ormai universalmente riconosciuta come fattore di rischio per patologie anche gravi: ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari, ictus, apnea notturna e problemi respiratori, malattie della colecisti, irregolarità mestruali e complicanze in gravidanza.

“L’obesità non è sempre il semplice frutto di una cattiva alimentazione. A volte il grasso corporeo è uno scudo che protegge dalla paura dell’abbandono e allontana il mondo esterno.”
Fabiola de Clerq

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