Problemi alimentari

Senti di non avere un buon rapporto col cibo? Mangi troppo anche senza avere realmente fame? Fatichi a seguire una dieta? Pensi di avere problemi alimentari?

Affronta e risolvi il tuo disagio ora. Chiedi aiuto ad uno psicologo.

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Psicologia del comportamento alimentare

I problemi alimentari sono oggi sempre più diffusi e riguardano non solo gli adulti ma anche adolescenti e bambini. Si possono manifestare nei modi più disparati, dall’alimentazione selettiva dei bambini, all’attenzione verso il peso e la forma fisica negli adolescenti, alle abbuffate, alla difficoltà di seguire una dieta in persone sovrappeso.

Il comportamento alimentare, è influenzato da diversi fattori tra cui quelli familiari, sociali, ambientali e di personalità. 

Per le persone il cibo non è mai solo cibo, ma rappresenta qualcosa di molto più complesso e ricco di significati soggettivi.

Inoltre, il rapporto con il cibo deriva da abitudini, apprendimenti e regole apprese che devono essere rese consapevoli per poter essere modificati.

Le abitudini alimentari dipendono spesso da componenti emotive: si mangia per ansia, noia, rabbia.

Per “Fame nervosa” o “alimentazione emotiva” si intende l’uso del cibo come strumento per placare emozioni negative come la rabbia, la noia o l’ansia, come auto terapia. Spesso ciò genera un problema alimentare. È necessario apprendere meccanismi più efficaci di gestione delle emozioni.

È importante comprendere come i pensieri le emozioni e in generale i fattori psicologici influenzano il modo di alimentarsi delle persone per favorire il dimagrimento o il mantenimento di un peso adeguato.

Apprendere la capacità di riconoscere e gestire efficacemente le emozioni e i pensieri per evitare che questi determinino comportamenti alimentari poco salutari.

Per un sano rapporto col cibo è indispensabile sviluppare un giusto autocontrollo, imparare a regolare le emozioni e a controllare gli impulsi.

Difficoltà a seguire una dieta

Spesso chi vuole perdere peso, sa bene cosa dovrebbe o non dovrebbe mangiare, ma non riesce a raggiungere i risultati desiderati. Quando si vuole  migliorare la propria alimentazione non basta imparare a gestire l’introito calorico, ma bisogna intervenire sull’intero comportamento alimentare.

Inoltre l’immagine corporea negativa, il non piacersi, fino al disgusto verso il proprio corpo “grasso”, crea un circolo vizioso di sfiducia e insoddisfazione che spesso porta a interrompere diete e paradossalmente mangiare ancora di più per placare il disagio emotivo provato.

Lo psicologo dell’alimentazione ha il compito di sostenere la motivazione e aiutare a trovare strategie per affrontare gli ostacoli e i momenti di difficoltà di chi segue una dieta.

È quindi una figura che può e dovrebbe affiancare il nutrizionista soprattutto in alcune situazioni più complesse in cui si manifesti un problema alimentare.

Un obiettivo del sostegno psicologico è rendere consapevoli delle proprie abitudini alimentari e aiutare ad acquisire la capacità di operare scelte alimentari autonome e consapevoli e comportamenti alimentari favorevoli per la salute e per una migliore qualità di vita.

Può essere utile un sostegno psicologico anche nel caso di patologie come l’ipertensione e il diabete o condizioni come celiachia o intolleranze alimentari in cui si impone un cambiamento dell’alimentazione, una modifica a volte radicale delle abitudini alimentari ormai consolidate.

Ciò può mettere in difficoltà la persona, perché può generare emozioni di rabbia o tristezza per il vissuto di rinuncia al piacere di mangiare.

 

Problemi alimentari in bambini e adolescenti: il ruolo dei genitori

Spesso i genitori vivono con grande ansia l’alimentazione dei bambini fin dallo svezzamento. A volte i piccoli sono molto selettivi e tendono a rifiutare di assaggiare cibi nuovi o con certe caratteristiche come ad esempio la verdura. I genitori si preoccupano perché vorrebbero un’alimentazione più sana per il bambino. Quest’ansia e questa eccessiva attenzione al comportamento alimentare dei figli trasmette ansia ai bambini che inizieranno a vivere il cibo come fonte di angoscia e rischia di intaccare anche il loro futuro rapporto con il cibo e il corpo. In realtà è maggiormente importante l’esempio dato a tavola dai genitori, rispetto all’insistenza o ai rimproveri.

Un percorso per individuare certe dinamiche disfunzionali nei momenti del pasto può aiutare i genitori ad adottare abitudini più funzionali per migliorare il rapporto dei propri bambini con il cibo.

D’altra parte quando il bambino o il ragazzo presenta un problema alimentare e di peso è importante rendere i genitori consapevoli della problematica, delle possibili conseguenze psicologiche del sovrappeso e dell’obesità e dell’importanza di una corretta educazione alimentare.

Si lavora sull’impatto che la famiglia può avere sul successo della dieta in termini di incoraggiamento e di esempio che viene proposto dal figlio.

Mindful eating: l’alimentazione consapevole

La mindful eating, o alimentazione consapevole, è una tecnica che prevede maggior consapevolezza e ascolto dei nostri bisogni e che può portare a un nuovo modo approcciarsi al cibo. 

E’ importante non solo cosa si mangia ma come si mangia.

Questo approccio si focalizza sulla qualità dell’esperienza del mangiare.

I metodi che vengono consigliati sono:

  • Mangiare con consapevolezza, lentamente e attivando tutti i sensi. Prestare attenzione ai propri stati d’animo durante il pasto assaporando il cibo e provando piacere.
  • Vivere il momento presente, focalizzarsi sul momento del pasto, sul cibo senza distrazioni, senza fare altro mentre si mangia (come guardare la Tv).
  • Imparare ad ascoltare e comprendere la propria fame, diventare consapevoli delle reali sensazioni di fame e sazietà.
  • Ascoltarsi, ascoltare lo stomaco per capire qual’e la quantità di cibo di cui si ha davvero bisogno.
  • Capire se sono la vista o l’odore che determinano il desiderio di mangiare e non la fame reale.
  • Riconoscere la fame del cuore: a volte il bisogno di mangiare in realtà è fame d’amore, bisogno di riempire un vuoto emotivo. Diventare consapevoli che il cibo non riempie quel vuoto e cercare di soddisfare quei bisogni in modi più efficaci.

In alcuni casi i problemi alimentari sfociano in veri e propri disturbi del comportamento alimentare come anoressia bulimia o disturbo da alimentazione incontrollata.

Dr. Maria Enrica Parolini 

Psicologa clinica

Studio 

Via Poloni,17 Verona

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