Maria Enrica Parolini
Psicologa

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L’ADHD o Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività è una delle condizioni neuropsichiatriche più discusse e spesso fraintese. Si manifesta con difficoltà di attenzione, impulsività e iperattività, influenzando profondamente la vita quotidiana di chi ne soffre. Ma cos’è davvero l’ADHD? Come si manifesta nella mente di chi ne è affetto? Quali sono le sfide e i punti di forza di questa neurodivergenza?

Che Cos’è l’ADHD o Deficit dell'attenzione e iperattività?

L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da un’alterata regolazione dell’attenzione, dell’impulsività e dell’attività motoria. Non si tratta di una semplice “mancanza di concentrazione” o di un comportamento irrequieto, ma di una condizione che coinvolge il funzionamento del cervello in modi complessi.

Il cervello delle persone con ADHD ha una differente regolazione dei neurotrasmettitori, in particolare della dopamina e della noradrenalina. Queste sostanze chimiche sono fondamentali per il controllo dell’attenzione, della motivazione e della capacità di inibire risposte impulsive. Di conseguenza, chi ha ADHD può avere difficoltà a mantenere la concentrazione su compiti ripetitivi, può essere facilmente distratto da stimoli esterni e può agire impulsivamente senza riflettere sulle conseguenze.

I Tre sottotipi di ADHD

L’ADHD non è uguale per tutti. La comunità scientifica lo suddivide in tre sottotipi principali:

  1. Prevalentemente disattento: La persona fatica a mantenere l’attenzione, dimentica facilmente informazioni, sembra “nel suo mondo” e ha difficoltà con la pianificazione e l’organizzazione.
  2. Prevalentemente iperattivo-impulsivo: Si manifesta con agitazione costante, difficoltà a rimanere fermi, impulsività nelle risposte e nel comportamento.
  3. Combinato: Include caratteristiche di entrambi i sottotipi, con difficoltà sia nell’attenzione che nel controllo dell’impulsività e dell’iperattività.

Il cervello ADHD: un’Architettura Unica

Per capire l’ADHD, è essenziale comprendere come funziona il cervello di chi ne è affetto. A livello neurologico, il disturbo è legato a differenze strutturali e funzionali in diverse aree cerebrali. Le principali regioni coinvolte sono:

  • Corteccia prefrontale: Questa regione è responsabile delle funzioni esecutive, ovvero della capacità di pianificare, organizzare, regolare le emozioni e inibire impulsi. Nelle persone con ADHD, l’attività della corteccia prefrontale è spesso ridotta, il che spiega perché compiti che richiedono concentrazione e organizzazione siano così difficili da gestire.

  • Sistema della dopamina e della noradrenalina: La dopamina è il neurotrasmettitore associato alla motivazione, al piacere e alla ricompensa. Nelle persone con ADHD, i livelli di dopamina e noradrenalina sono spesso alterati, causando difficoltà nel mantenere l’attenzione e nell’evitare distrazioni.

  • Striato e gangli della base: Queste strutture sono coinvolte nell’autoregolazione e nel controllo dei movimenti. È per questo che alcune persone con ADHD mostrano irrequietezza fisica o difficoltà nel restare fermi.

  • Connessioni tra le aree cerebrali: La comunicazione tra diverse aree del cervello è meno efficiente in chi ha ADHD. Questo può portare a difficoltà nel passare rapidamente da un compito all’altro, nel prendere decisioni ponderate e nel controllare gli impulsi.

ADHD e neuroplasticità: un cervello che può adattarsi

Uno degli aspetti più affascinanti dell’ADHD è che, sebbene ci siano differenze cerebrali rispetto ai neurotipici, il cervello ha una straordinaria capacità di adattamento. Questo fenomeno, chiamato neuroplasticità, significa che con il giusto supporto, strategie educative e interventi psicologici, è possibile migliorare molte delle difficoltà associate al disturbo.

Un esempio è il training delle funzioni esecutive, che aiuta le persone con ADHD a sviluppare abilità di pianificazione e problem-solving. Inoltre, alcune ricerche hanno dimostrato che attività fisica regolare e pratiche come la mindfulness possono contribuire a migliorare la regolazione dell’attenzione e delle emozioni.

Come si manifesta l’ADHD nella vita quotidiana?

L’ADHD o Deficit dell’attenzione e iperattivitànon si esaurisce con l’infanzia: è una condizione che accompagna la persona per tutta la vita, anche se può manifestarsi in modo diverso a seconda dell’età.

Se chiedessimo a una persona con ADHD di descrivere la sua esperienza quotidiana, probabilmente ci parlerebbe di un mondo pieno di stimoli che si accavallano, di momenti di iperfocus seguiti da distrazioni impreviste, di entusiasmo per nuove idee che però non sempre si trasformano in azioni concrete. L’ADHD non è solo una difficoltà nell’attenzione, ma un diverso modo di vivere la realtà. Vediamo più da vicino come si manifesta in ogni fase della vita.

ADHD nei bambini: un’infanzia in movimento

L’ADHD viene spesso diagnosticato in età scolare, quando le richieste di attenzione e disciplina aumentano. Tuttavia, molti segnali possono essere presenti fin dalla prima infanzia.

  • Segnali precoci dell’ADHD nei bambini piccoli:

    • Difficoltà a restare fermi anche durante attività divertenti.
    • Scarsa capacità di attendere il proprio turno nei giochi.
    • Impulsività nelle risposte e nelle azioni.
    • Cambiamenti d’umore repentini e difficoltà nella regolazione emotiva.
    • Difficoltà nel seguire le istruzioni, soprattutto se lunghe o complesse.

    Questi comportamenti non sono necessariamente un segnale di ADHD, ma se persistono e interferiscono con la vita quotidiana, possono indicare la necessità di un approfondimento diagnostico.

    Sfide scolastiche: perché la scuola può essere un ambiente difficile: i bambini con ADHD spesso faticano a stare al passo con le richieste scolastiche, non perché manchino di intelligenza, ma perché il loro stile cognitivo è diverso. Il sistema scolastico tradizionale, basato su compiti ripetitivi, attenzione prolungata e rispetto delle regole, può risultare particolarmente impegnativo per loro.

    Ad esempio, un bambino con ADHD potrebbe:

    • Essere molto brillante in alcune materie ma incapace di completare i compiti.
    • Dimenticare materiali scolastici o scadenze importanti.
    • Essere impulsivo nelle risposte, al punto da sembrare “sfacciato”.
    • Perdere interesse rapidamente per attività ripetitive, pur potendo restare iperconcentrato su argomenti che lo appassionano.

    L’importanza di una diagnosi precoce: una diagnosi e un intervento tempestivi possono fare una grande differenza, permettendo di adottare strategie che aiutino il bambino a sviluppare il suo pieno potenziale.

    ADHD negli adolescenti: l’età della turbolenza

    L’adolescenza è un periodo di profondi cambiamenti per tutti, ma per chi ha ADHD può essere particolarmente difficile. Le aspettative di indipendenza aumentano, e con esse le sfide.

    Come si manifesta l’ADHD negli adolescenti:

    • Maggiore difficoltà nella gestione del tempo e nello studio autonomo.
    • Aumento dell’impulsività, che può portare a comportamenti rischiosi.
    • Difficoltà nelle relazioni interpersonali, spesso dovute a mancanza di filtro nelle conversazioni.
    • Tendenza a procrastinare e a sentirsi sopraffatti dagli impegni.

    Molti adolescenti con ADHD possono sentirsi frustrati o inadeguati, specialmente se ricevono critiche costanti per la loro disorganizzazione. Questo può aumentare il rischio di ansia, depressione e bassa autostima.

    Come supportare un adolescente con ADHD Gli adolescenti con ADHD traggono grande beneficio da strategie di organizzazione personalizzate, come:

    • Uso di strumenti digitali per ricordare scadenze e compiti.
    • Tecniche di studio attive (es. mappe concettuali, apprendimento esperienziale).
    • Sostegno emotivo per affrontare le sfide relazionali.

    ADHD negli adulti: dalla confusione alla consapevolezza

    Molti adulti con Deficit dell’attenzione e iperattività non ricevono una diagnosi fino a tarda età, e spesso passano anni a chiedersi perché si sentano “diversi” o perché abbiano difficoltà che agli altri sembrano semplici.

    Come l’ADHD influenza la vita adulta:

    • Difficoltà nel mantenere un lavoro stabile, a causa di disorganizzazione o difficoltà nel rispettare le scadenze.
    • Problemi nelle relazioni, dovuti a dimenticanze o alla difficoltà nel gestire discussioni.
    • Tendenza all’impulsività nelle decisioni finanziarie o personali.
    • Sensazione di costante sovraccarico mentale e difficoltà a gestire lo stress.

    Tuttavia, gli adulti con ADHD possono anche avere grandi punti di forza, come:

    • Elevata creatività e pensiero fuori dagli schemi.
    • Capacità di trovare soluzioni innovative a problemi complessi.
    • Energia ed entusiasmo per nuove idee e progetti.

    Strategie per la gestione dell’ADHD in età adulta

    • Creazione di routine giornaliere per ridurre la disorganizzazione.
    • Tecniche di mindfulness per migliorare la concentrazione.
    • Coaching specifico per ADHD, per sviluppare strategie personalizzate di gestione del tempo e degli impegni.
     

Le Cause dell’ADHD

L’ADHD non è causato da una cattiva educazione o da una mancanza di disciplina, ma da una combinazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali.

Fattori Genetici

Numerosi studi indicano che l’ADHD ha una forte componente ereditaria. Se un genitore ha l’ADHD, il rischio che il figlio ne soffra aumenta significativamente. Alcuni geni coinvolti nella regolazione della dopamina sembrano giocare un ruolo chiave nello sviluppo del disturbo.

Differenze neurologiche

Le ricerche hanno evidenziato che il cervello delle persone con ADHD presenta differenze strutturali e funzionali rispetto a quello delle persone neurotipiche. Ad esempio:

  • La corteccia prefrontale, responsabile del controllo dell’attenzione e della regolazione emotiva, è meno attiva.
  • Vi è una minore connettività tra le aree che regolano l’impulsività e l’attenzione.
  • La trasmissione della dopamina è alterata, influenzando la capacità di provare gratificazione e motivazione.

Fattori Ambientali

Alcuni fattori ambientali possono aumentare il rischio di ADHD, come:

  • Esposizione a sostanze tossiche durante la gravidanza (fumo, alcol, droghe).
  • Parti prematuri o basso peso alla nascita.
  • Stili di vita frenetici e stressanti che amplificano i sintomi.

Diagnosi e Trattamento dell'ADHD o Deficit dell'attenzione e iperattività

La diagnosi di ADHD è complessa e richiede un’attenta valutazione clinica da parte di uno specialista, come uno psicologo o un neuropsichiatra infantile.

Diagnosi

Non esiste un test unico per l’ADHD. La diagnosi si basa su:

  • Colloqui clinici con la persona e i familiari.
  • Osservazione del comportamento in diversi contesti.
  • Questionari e scale di valutazione specifiche.

Trattamenti

Non esiste una cura definitiva per l’ADHD, ma esistono strategie efficaci per gestirlo.

1 Terapia comportamentale e psicologica

Gli interventi psicologici aiutano a sviluppare strategie per migliorare la gestione dell’attenzione e dell’impulsività. Alcuni approcci efficaci includono:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): Aiuta a modificare i pensieri disfunzionali e a sviluppare strategie pratiche per la gestione del tempo e dell’attenzione.
  • Mindfulness e tecniche di regolazione emotiva: Possono migliorare la consapevolezza e il controllo degli impulsi.

2 Farmacoterapia

In alcuni casi, vengono prescritti farmaci stimolanti (come il metilfenidato) o non stimolanti (come l’atomoxetina), che aiutano a regolare i livelli di dopamina e noradrenalina nel cervello.

3 Strategie di autogestione

  • Creazione di routine strutturate.
  • Uso di strumenti organizzativi (agende, app per la gestione del tempo).
  • Ambienti di lavoro e studio senza distrazioni.

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