La selettività alimentare nell’autismo è un problema molto frequente, soprattutto nei bambini. Secondo alcuni studi circa il 60-70% manifesta questo problema a tavola, un dato significativamente più elevato rispetto ai bambini neurotipici.
Secondo la definizione di Bandini (2010) consiste nel:
- Poi rifiuto di molti tipi di cibi
- numero molto limitato di cibi accettati
- assunzione moto frequente di un certo tipo di cibo.
Può esserci un rifiuto totale verso intere categorie di alimenti, come frutta, verdura, carne.
La selettività alimentare nell’autismo è spesso associata a comportamenti problematici durante i pasti , come girare la testa dall’altra parte, pianti e urla, fuga masticare senza deglutire, sputare, vomitare, aggressività verso altri o se stessi.
Cause della selettività alimentare nell'autismo
Diversi fattori concorrono alla selettività alimentare nelle persone con autismo, molti dei quali sono radicati nelle caratteristiche tipiche del disturbo.
1. Sensibilità sensoriali
Una delle spiegazioni più comuni per la selettività alimentare nell’autismo è legata alle iper- o iposensibilità sensoriali tipiche dell’autismo. I bambini con ASD possono essere estremamente sensibili alla consistenza, al sapore, al colore o all’odore degli alimenti. Ad esempio, un bambino potrebbe tollerare solo cibi croccanti o, al contrario, preferire esclusivamente cibi morbidi. Le avversioni sensoriali possono riguardare anche il modo in cui il cibo appare nel piatto, come la separazione tra alimenti diversi o la presenza di pezzi visibili.
2. Routine e rigidità comportamentale
Le persone con autismo spesso mostrano una forte adesione a routine e abitudini, che si riflettono anche nelle loro scelte alimentari. Alcuni bambini preferiscono consumare sempre lo stesso pasto preparato nello stesso modo e possono rifiutare qualsiasi variazione, persino piccole modifiche nel modo in cui viene presentato il cibo. Questo comportamento è legato alla necessità di evitare qualunque cambiamento, per mantenere un senso di prevedibilità e controllo, riducendo l’ansia.
3. Difficoltà comunicative
Molti bambini con ASD hanno difficoltà a esprimere verbalmente le loro preferenze o avversioni alimentari. Questo può portare a frustrazione e al rifiuto di provare nuovi cibi, poiché non riescono a spiegare chiaramente cosa li infastidisce di un determinato alimento. La mancanza di competenze comunicative può anche rendere più difficile per i genitori interpretare i segnali del bambino riguardo alle sue preferenze.
4. Fattori gastrointestinali e fisici
Molti bambini con autismo soffrono di problemi gastrointestinali, come stitichezza, diarrea o reflusso, che possono influenzare negativamente il loro rapporto con il cibo. Un’esperienza dolorosa o sgradevole legata all’ingestione di determinati alimenti potrebbe portare a evitare quei cibi in futuro, anche se non vi è una correlazione diretta tra l’alimento e il disturbo gastrointestinale.
Inoltre fattori fisici potrebbero determinare la selettività alimentare:
Anomalie del cavo orale o una disfunzione della motricità orale potrebbero portare difficoltà a mordere o masticare o deglutire. ciò porterebbe il bambino a scegliere alimenti con una consistenza che li rende più facili da ingerire.
La selettività alimentare può avere conseguenze significative sulla salute delle persone con autismo. La restrizione dietetica può portare a carenze nutrizionali, in particolare di vitamine, minerali e proteine essenziali. Un esempio comune è la carenza di vitamina D, ferro e calcio, soprattutto se il bambino rifiuta alimenti come latticini, verdure a foglia verde o proteine animali. Inoltre può portare a eccessiva perdita di peso o ritardi nello sviluppo. La selettività alimentare nell’autismo influenza negativamente anche lo sviluppo cognitivo e sociale (Galler, 1984).
Le carenze nutrizionali, a loro volta, possono influire sulla crescita e sullo sviluppo del bambino, oltre che aggravare alcuni sintomi comportamentali. Ad esempio, la carenza di ferro è stata associata a problemi cognitivi e comportamentali, come l’irritabilità e la difficoltà di concentrazione.
Anche il rapporto psicologico con il cibo può essere compromesso.
I pasti diventano spesso una fonte di stress per le famiglie, per i genitori che lottano quotidianamente per far mangiare il figlio. Ciò può portare a tensioni familiari e a una percezione negativa del momento dei pasti, rafforzando ulteriormente i comportamenti selettivi.
E’ sconsigliato e controproducente sgridare il bambino o insistere tanto come anche minacciare il piccolo.
A volte i genitori rinforzano involontariamente i comportamenti alimentari problematici del figlio. Ad esempio interrompere il pasto togliendo il piatto ancora pieno permette al bambino di evitare qualcosa che per lui è sgradevole e quindi rinforza quel comportamento. Allo stesso modo dare attenzione al bambino non quando mangia, ma solo quando non mangia o mette in atto comportamenti disfunzionali a tavola li rende sempre più frequenti. Anche cucinare e proporre solo i cibi preferiti dal bambino autistico aumenta la sua tendenza a evitare cibi nuovi.
Al contrario i pasti dovrebbero diventare un momento di condivisione, in cui la famiglia si riunisce in armonia. I genitori dovrebbero cercare di creare un’atmosfera piacevole e tranquilla, riducendo al minimo le critiche o le minacce verso il bambino autistico.
Interventi terapeutici per la selettività alimentare nell'autismo
L’intervento precoce è fondamentale per affrontare la selettività alimentare nei bambini con autismo. Esistono diverse strategie che possono essere adottate per incoraggiare l’accettazione di una gamma più ampia di alimenti e promuovere un’alimentazione più varia ed equilibrata.
1. Terapia comportamentale ABA
Il metodo ABA è uno degli approcci più comuni ed efficaci per affrontare i comportamenti alimentari selettivi. Questa tecnica si basa sulla modificazione del comportamento attraverso rinforzi positivi. Ad esempio, si può ricompensare il bambino con lodi o consegnandogli un oggetto amato quando prova un nuovo alimento, anche solo in piccole quantità. L’obiettivo è desensibilizzare gradualmente il bambino all’ansia legata al cibo e aumentare la varietà degli alimenti accettati.
Sono state elaborate diverse tecniche specifiche:
- Permettere che il bambino tenga con se un suo oggetto amato durante il pasto (ad esempio il tablet)
- Presentare simultaneamente o in sequenza cibi graditi e alimenti non graditi.
- Mescolare un cibo gradito con uno non preferito e gradualmente diminuire quello gradito.
- Rinforzare le approssimazioni successive al consumo di un cibo. Ad esempio prima potrebbe toccare il cibo con le labbra, poi con la lingua, poi morderlo e infine deglutirlo.
2. Desensibilizzazione sensoriale
Per i bambini con sensibilità sensoriali, la terapia può aiutare a ridurre le reazioni negative a certi alimenti. Il terapeuta può utilizzare tecniche di esposizione graduale per abituare il bambino a diverse consistenze, sapori e odori. Questo approccio aiuta il bambino a superare le avversioni sensoriali legate al cibo.
3. Modellamento e imitazione
I bambini spesso apprendono osservando gli altri. Durante i pasti, i genitori o i fratelli possono mangiare nuovi alimenti in presenza del bambino con autismo, mostrando entusiasmo e approvazione per quei cibi. Questo comportamento può incoraggiare il bambino a provare ciò che vede mangiare dagli altri.
4. Supporto nutrizionale
In alcuni casi, potrebbe essere utile un supporto nutrizionale professionale per assicurarsi che il bambino riceva tutti i nutrienti necessari. Un dietologo specializzato può aiutare a pianificare una dieta bilanciata, integrando i nutrienti mancanti e suggerendo modi creativi per inserire nuovi alimenti senza provocare disagio al bambino.
Conclusione
La selettività alimentare è una sfida comune e complessa tra le persone con autismo, ma con interventi mirati e un approccio paziente e graduale, è possibile migliorare la varietà e la qualità dell’alimentazione. Capire le cause sottostanti aiuta a sviluppare strategie personalizzate, che tengono conto delle esigenze individuali e promuovono un rapporto positivo con il cibo. Sostenere le famiglie attraverso un approccio collaborativo tra genitori, terapisti e professionisti della nutrizione è essenziale per garantire il benessere e lo sviluppo ottimale della persona con autismo.